Lo sapete che Brolo è il “Paese dei Gatti”?

Lo sapete che Brolo è il “Paese dei Gatti”?

In vacanza al @campingorta sull’omonimo lago, complice il maltempo, ho fatto una gradevolissima escursione nel “Paese del Gatti”, ovvero Brolo, nel V.C.O.. Lo conoscevate? Seguitemi e vi racconto anche la leggenda…

Lavatoio con opere di artisti locali – e Frova e Piazza

La mia esperienza a Brolo

La mia esperienza nel “Paese dei Gatti”, un ridente ed arroccato paesino a circa 300 metri sul @lagodorta a due passi da @omegna, è stata di “stupore”. Stupore perché dopo averne sentito parlare da Aurora, una mia ex-collaboratrice e  “gattara” innamorata e completamente “dedicata” ai felini, che mi ha “stimolato”. E ieri, 14 giugno con un tempo novembrino (vedi video) non avevo proprio di voglia di stare in camper. In scooter, con il mio fedele “D’Artagnan” ho fatto la scoperta. Un paese completamente dedicato ai gatti. Ovunque c’è un simbolo, una scultura, un pensiero dedicato ai felini, che han fatto anche la “fortuna” del paesino. Oltre alle opere  del quale ne parlerò dopo, il paesino sta vivendo una fortunata “ricaduta” che sta portando tanti turisti qua. Ne hanno parlato la Rai,  il settimanale “Gente” ora in edicola, “Turisti per caso” ed ora anche “I viaggi di enzo” (ah ah ah)

Perché Brolo è il paese dei gatti?

La storia iniziò il 10 ottobre 1756 durante la seduta del Consiglio della Comunità dove la città di Brolo chiese al paese di Nonio la separazione, a livello ecclesiastico, dalla Parrocchia di San Biagio di Nonio perché originariamente gli abitanti dovevano recarsi proprio a Nonio per tutte le funzioni e dovevano attraversare un fiume soggetto a piene il “Rio veloce”.

Impresa che era irrealizzabile al punto di inventare un motto versus i “brolesi”: “Quand al vien parrocchia Brol, al ratta metrà su ul friol” che in italiano significa “quando a Brolo ci sarà la parrocchia il topo si metterà il mantello”. Proprio come dei gatti, gli abitanti avrebbero dovuto cacciare i topi che infestavano il paese; la città, così, si impegnò e riuscì nel suo intento il 27 aprile 1767 e il motto divenne “È stata fatta la parrocchia a Brolo ed il ratto ha messo il mantello”. Il giorno seguente venne, infatti, inchiodato sulla porta di una delle autorità di Nonio un piccolo topo con addosso un mantello a rappresentare che i gatti, gli abitanti di Brolo, avevano cacciato i topi con il mantello ( Nonio)

La soddisfazione dei “brolesi”.
Il 27 aprile 1767 è stato anche firmato il decreto che permise l’erezione della Parrocchia di Sant’Antonio Abate. Tale leggenda, anni dopo, fu lo spunto per decidere di utilizzare la figura per dare al borgo un’entità con cui differenziarsi.

E l’idea dei gatti è stata geniale come mi hanno raccontato Lucia e Nino, “gatti” di Brolo, che mi hanno accolto, mi hanno e fornito il depliant illustrativo (sebbene fossi arrivato in paese all’ora di pranzo!), e mi hanno indicato le opere dei quali vanno orgogliosi.

Ogni anno sono molti i visitatori che vengono in questo paesino; anche i bambini del posto conoscono bene la leggenda e sono felici di raccontarla anche attraverso i disegni.

Ancora oggi gli abitanti del paese sono orgogliosi di questa tradizione come testimoniano i cartelli d’ingresso ed uscita dalla città raffiguranti dei gatti.

Le opere dedicate ai “Gatti”

Brolo è un Museo a “cielo aperto” dedicato ai Gatti. Artisti locali ed altri innamorati del posto hanno lasciato delle testimonianze. Tra i celebri autoritratti presenti in città ricordiamo quello di Van Gogh che rappresenta un micio e per riprendere l’Urlo di Munch un gatto urlante. Poi mi è piaciuta l’opera del “Gatto Furioso” di Giorgio Rava ubicato nella sede degli Alpini Brolesi. Un’altra opera che mi ha coinvolto è stato il “Monumento” ai Gatti di Orlando Piazza . Notevole il restauro del lavatoio dove i “felini” sono sempre in bella mostra. Poi ci sono vari “vicoli” ma quello più attraente, per me, è quello de “Strescia dal gat” Infine c’è la Piazzetta del gatto tutta dedicata all’amico dell’uomo dove a due passi c’è il Circolo Operaio “Guglielmo Oberdan, sempre dedicato a “Lui” e dove si puo’ mangiare, a mezzogiorno, con soli dieci euro! Ah dimenticavo; andate a Brolo anche per la bellissima vista sul lago d’Orta versante Omegna. Infine ci sono tante escursioni a due passi dal lago  (Monte Cregno e sul monte Pizzo, boschi di Cesara e due lagoni limitrofi!)

Verbania: la città giardino del Lago Maggiore

Verbania: la città giardino del Lago Maggiore

Continuando a proporre consigli, una perla del lago Maggiore, sponda Piemontese, è senza dubbio Verbania. La città è riconosciuta come “Città Giardino” del Lago Maggiore con le sue ville, per la sua eleganza a due passi dalle Isole Borromee…

Varbania: bellezza , natura, arte

La bella città di Verbania sorge sulle sponde settentrionali del lago Maggiore, dal cui toponimo latino, lago verbanus, ha origine proprio il suo nome. Verbania nasce in realtà dall’unione di quattro distinti e antichi centri (Verbania, Suna, Pallanza e Intra), disposti al di qua e al di là del fiume Toce, le cui acque sfociano sul lago antistante.
Le sue Ville, i suoi giardini ne fanno un luogo turistico-culturale apprezzato già dal 1800 dove grandi scrittori scelsero come mete questa “perla” del Maggiore, insieme a Stresa e le Isole Borromee.

Parchi e Giardini

Con i suoi rigogliosi parchi e giardini, nonché ville e altre eleganti testimonianze storiche, Verbania è conosciuta oggi con il nome di “Giardino del lago Maggiore”, una meta straordinariamente piacevole e ideale per tutti coloro che sono alla ricerca di un angolo incantato sulle suggestive rive del lago Maggiore. Sin dall’Ottocento la cittadina fiorita di Verbania diventa elegante e privilegiata meta per l’élite culturale di tutta Europa, grazie anche alla meravigliosa vista che da qui si apre verso sud incorniciando con estrema grazia e bellezza le isole Borromee e i loro palazzi e giardini incantati.

Cosa vedere a Verbania

I giardini botanici di villa Taranto

La villa, oggi sede della prefettura del Verbano-Cusio-Ossola, porta il nome di un suo antenato, nominato appunto duca di Taranto da Napoleone.
Il giardino della villa situata proprio tra Pallanza e Intra sul promontorio detto della Castagnola. è interamente visitabile e ospita circa un migliaio di piante e un immenso patrimonio botanico di oltre 20 mila differenti specie e varietà vegetali

Villa Giulia e i suoi Giardini

Tra gli altri affascinanti giardini di Verbania è senza dubbio da menzionare quello della splendida villa Giulia, che oggi rappresenta il parco pubblico cittadino. Costruita verso la fine dell’Ottocento in stile neoclassico sulle rive del lago Maggiore, villa Giulia colpisce per il suo stile semplice ma al tempo stesso monumentale, arricchito da preziosi materiali quali marmo di Carrara, marmo rosso di Verona e granito rosa di Baveno. Nel corso del Novecento diventa prima casa di cura poi casinò cittadino, una discoteca, fino a diventare spazio comunale per mostre ed eventi.

Vila San Remigio

La particolarità di quest’ultimo, rifugio negli anni di personalità come Gabriele D’Annunzio e Umberto Boccioni, che qui ritrasse il compositore italiano Ferruccio Busoni, è quello di essere suddiviso in stanze, secondo la moda e gli stili dell’epoca, e così si possono riconoscere, attraversandoli, un giardino all’italiana, uno all’inglese, un altro medievale, un bosco e un frutteto, tutti sapientemente armonizzati tra loro. Ognuno di essi a un tema: le Ore, la Letizia, la Mestizia, le Memorie e, infine, il giardino dei Sospiri,

Gallery (un ringraziamento particolare a Sergio Banfi Photographer ed amico!)

Santa Caterina al Sasso: bellezza e spiritualità a braccetto

Santa Caterina al Sasso: bellezza e spiritualità a braccetto

Oggi, 25 giugno, ho visitato, in occasione del concerto della FABIUS CONSTABLE’S HARP ORCHESTRA, l’Eremo di Santa Caterina al Sasso, ed è stata l’occasione per apprezzare tanta bellezza in una location straordinaria ricca di spiritualità, arte e natura…

La bellezza a 360° dell’Eremo di Santa Caterina

Il Concerto di FABIUS CONSTABLE’S HARP ORCHESTRA è stato l’occasione, per ascoltare un gradevolissimo concerto e ammirare la struttura, le opere e lo straordinario scenario dell’Eremo (in notturna la vista è “superlativa”!.

L’Eremo si può raggiungere dal piazzale sovrastante, ricco di ampi parcheggi, scendendo una panoramica scala di 268 gradini o via lago salendone un’ottantina. Ho avuto il piacere di scendere ed utilizzare la panoramica per immergermi nella bellezza del panorama: indimenticabile!

Si può, comunque, raggiungere anche per mezzo dell’ascensore con accesso nei pressi del parcheggio. L’ascensore è stato costruito di recente grazie ad un’opera straordinaria per far accedere anche disabili. Cosi alcuni hanno potuto partecipare al concerto senza difficoltà!

La struttura dell’Eremo

Dal punto di vista artistico e architettonico, superato lo stupendo loggiato, si raggiunge un atrio dal quale si accede alla Sala Capitolare che conserva un interessante lacerto di affresco con armigeri, probabilmente parte di una Deposizione dalla croce.. Il locale conserva sulla stessa parete un camino con l’emblema dei Carmelitani Riformati, sulla parte occidentale una Crocifissione con S. Caterina e S. Ambrogio e sulla parete nord un riquadro datato 1439 che rappresenta S. Antonio e S. Eligio che guarisce un cavallo. Dall’atrio un terrazzo conduce al conventino che ospitava la cucina, il refettorio e le celle. Altri resti di affreschi cinquecenteschi si conservano sulla parete sotto il portico. A est della facciata vi è il solido campanile con struttura muraria in pietra e copertura a tronco di cono.

La storia e l’arte a braccetto

Entrando nel merito della bellezza storica-architettonica, qui fanno mostra opere che vanno dal 300 al 500 lombardo-piemontese di grande rilevanza, come il Cristo, Santa Caterina, i dodici Apostoli , immersi in tanta storia….

In particolare dal punto di vista storico, si narra che l’Eremo sia stato fondato da Alberto Besozzi, un ricco mercante locale che, scampato ad un nubifragio durante la traversata del lago, decise di ritirarsi su quel tratto di costa e condurvi vita da eremita.
Lì il Beato Alberto fece edificare una cappella dedicata a Santa Caterina d’Egitto, attualmente visibile sul fondo della chiesa. La cappella, che risale al XII° secolo, fu presto affiancata da altre due chiese, quella di San Nicola e Santa Maria Nova, la cui esistenza è certa a partire dal XIV° secolo.
Il nome deriva dal fatto che intorno al 1700, cinque enormi massi “ballerini” precipitarono sulla chiesa, ma restarono impigliati nella volta di una cappella, senza causare gravi danni, rimanendo sospesi per quasi due secoli, fino al 1910. Questi sassi “traballanti” diedero il nome alla Chiesa.

La Chiesa

La chiesa presenta una struttura articolata frutto dell’accorpamenti di precedenti edifici ed ha una navata principale affiancata a est dalle cappelle laterali e a ovest da una stretta navatella di passaggio separata da pilastri e colonne. L’altare maggiore è collocato a lato dell’ingresso mentre il sacello di S. Caterina, corrispondente alla parte più antica della chiesa, collocabile alla fine del XIII secolo e ornato anche da dipinti cinquecenteschi, è ubicato al fondo della navata. La volta soprastante l’altare della cappella di san Nicola presenta una decorazione ad affresco assai sciupata con Cristo pantocratore in mandorla, affiancato dai simboli degli evangelisti. Nelle vele ai lati sono i Dottori della Chiesa in trono (ne sono visibili due, S. Gregorio Magno e S. Agostino), a completamento di un impianto iconografico comunque colto, legato al valore della parola divina e all’importanza del suo commento. Per quanto riguarda la collocazione culturale dell’anonimo frescante, è stato opportunamente avvicinato al Maestro di S. Abbondio a Como. L’altare maggiore ha un assetto seicentesco e ospita una pala del 1612 del pittore Giovanni Battista de Advocatis forse autore anche dei dipinti sulla volta e sulle pareti del presbiterio. La cappella dei Massi a lato del sacello di S. Caterina conserva un interessante ciclo cinquecentesco mentre le altre due cappelle sono ornate da decorazioni di fine Ottocento, opera del pittore Carlo Pianezza, che ricoprono anche le volte della navata.

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