Lo sapevi che al Castello di Saint Pierre esiste una sala degli Stemmi dei nobili del territorio?. E’ stata questa un’altra scoperta della mia visita in VDA. Il collegamento con Legnano viene spontaneo dove, esiste la sala stemmi, in questo caso legato alle città d’Italia…Questo è uno dei piaceri del viaggio: la scoperta…
La Sala degli stemmi Ho/abbiamo visitato il Castello di Saint Pierre, noto per il suo museo regionale di Scienze naturali Efisio Npussan, ma e soprattutto per me, per la sua storia ed architettura. Il castello/Museo è composto da 16 sale. Inutile dire che quella che mi ha coinvolto di più è stata la sala n. 1, ovvero la Sala degli Stemmi. L’emozione e l’orgoglio sale a mille, perchè anche a Legnano abbiamo la Sala degli stemmi delle città/provincie italiane. Qui , si presentano in numero ridotto, ovvero 37 ed afferiscono ai vari nobili di Saint Pierre che si sono succeduti. Gli affreschi, sono stati commissionati dal Barone Bollati, uno degli ultimi proprietari della “fabbrica”(comprende una chiesa, ex-stall)e, dopo i baroni di Saint Pierre/Roncas, La posizione strategica del Castello, e la sua imponenza, nei secoli ha impedito l’avanzata dei nemici verso la Vallè e la Savoia. Ma il castello offre veramente tanto…
Il Castello/ Museo Saint Pierre Il castello, costruito nel 1175, è arroccato su uno sperone roccioso marmoreo e domina il borgo di Saint-Pierre. Esternamente appare come un unico corpo di fabbrica di forma più o meno rettangolare, composto da più edifici costruiti in epoche diverse. . È sormontato agli angoli da quattro torrette decorative a pianta circolare collegate tra loro da un camminamento sorretto da una serie di archetti, aggiunte al castello durante il restauro di Camillo Boggio alla fine del XIX secolo. Nel lato nord gli edifici sono a picco sullo sperone roccioso, mentre il lato sud si affaccia su un piccolo cortile circondato da una cinta muraria merlata. Ai piedi del castello, addossata al lato meridionale dello sperone roccioso, si trova la chiesa parrocchiale di Saint-Pierre. L’edificio attuale è stato ricostruito nel 1872 sulle fondamenta di diverse chiese precedenti, la più antica delle quali risaliva a prima dell’anno mille.Tra la chiesa e il castello si trova l’antico campanile romanico risalente al XII secolo. Ora il Castello è meta di turisti, studiosi che possono ammirare, come me/noi, l’architettura, le sale, il Museo dedicato ad un visionario “Efisio Noussan”. Grazie
IL MUSEO Efisio Noussan Il museo regionale di scienze naturali fu istituito il 20 maggio 1985, con legge regionale n. 32 e fu inaugurato e aperto al pubblico il 1º giugno dello stesso anno. La sua storia però inizia molto tempo prima quando, nel 1905, la Société de la Flore Valdôtaine, fondata nel 1858 dai canonici Georges Carrel e Édouard Bérard, diede vita ad un museo privato con lo scopo di studiare e divulgare le scienze naturali e la geografia fisica della Valle d’Aosta. La Société operò inizialmente sotto la guida del canonico Pierre-Louis Vescoz, coadiuvato da altri naturalisti come l’abate Joseph-Marie Henry, presidente della società scientifica per un quarantennio, ed il botanico Lino Vaccari. Il Museo trovò nel tempo collocazione in sedi diverse. Successivamente divenne presidente Efisio Noussan, imprenditore a tutto campo, mecenate che valorizzò il Museo e, agendo sulla comunicazione, sui suoi contatti internazionali, portò qui specie rare e diede vita all’attuale assetto. Il Museo utilizza i percorsi attuali che permettono di integrare l’arte, l’architettura, la natura fino a raggiungere emozioni straordinarie grazie alla costruzione di sale immersive/interattive…
LE SALE Le 16 sale , dalla sala degli stemmi, alla sala dell’acqua, alla sala del tempo, alla Sala Noussan , la sala della Foresta/bosco, fino a quella delle Emozioni che compongono il percorso artistico, architettonico, scientifiche sono tutte belle e ben approntate (vedi link a tutte le sale). Il percorso racconta la storia del castello, la ricchezza biologica e le peculiarità ambientali della Valle d’Aosta ed è un vero e proprio viaggio di conoscenza per il pubblico. A me/noi, hanno colpito alcune sale. La sala n.1, Sala degli Stemmi, mi è entrata nel cuore perchè anche a Legnano, abbiamo la sala stemmi. Qui ci sono 37 simboli associati ad altrettanti nobili o casati della Valle d’Aosta che hanno fatto grande e tutelato questo territorio. Poi la sala delle emozioni/foresta ovvero quella del Bosco/foresta “interattivo” tra il diurno e notturno. Infine la sala delle Emozioni 2 , l’ultima. Mi/ci siamo veramente immersi nella natura della Valle d’Aosta. Da vedere assolutamente prima di infilarsi nella trompe d’aoil straordinaria. . Vi invito veramente a visitarlo (Da Legnano o Milano dista meno di 2 ore con uscita a Aosta Ovest direzione Saint Pierre –
La STORIA Il castello di Saint-Pierre è uno dei più antichi della Valle d’Aosta e la sua esistenza è citata per la prima volta in un documento del 1191. Esso deve il nome ai suoi primi proprietari, i De Sancto Petro, ai quali si devono le due torri ancora presenti. Nei secoli successivi il castello passò in mano a diverse signorie, tra cui i Signori di Quart (ex de Porta Sancti Ursi), i Savoia e gli Challant, ognuna delle quali fece costruire o modificare porzioni dell’edificio a seconda delle proprie esigenze, finché nel 1600 l’intera proprietà fu acquistata dalla famiglia Roncas. Pierre-Philibert de Roncas ampliò il castello trasformandolo in una sontuosa dimora. Le modifiche architettoniche più evidenti furono però realizzate alla fine del XIX secolo, dopo che il castello fu acquistato nel 1873 dal barone Emanuele Bollati di Saint-Pierre . Il castello era in condizioni di forte degrado, dopo essere stato trascurato per anni dai precedenti proprietari, e il barone Bollati incaricò della sua ristrutturazione l’architetto piemontese Camillo Boggio affinché la trasformasse in una residenza estiva. A lui si devono le trasformazioni che hanno dato al castello il suo attuale aspetto quasi fiabesco, come l’aggiunta delle quattro torrette decorative agli angoli del mastio.
Una delle mete per chi viene in Vallee’ è di sicuro Courmayer. Io ho fatto un giro approfittando della vicinanza da Baravot ed ho scoperto che nella Prepositurale di San Pantaleone e San Valentino c’è un angolo dedicato a Santa Beretta Molla, venerata a Mesero nella mia zona dell’Altomilanese…Non solo. Ho scoperto che c’è una dedica ai Savoia nel loro soggiorno nella cittadina alpina e come la caccia sia una identità di questa realtà. Queste scoperte mi fanno sentire cittadino del mondo…Chiaramente poi un giro nelle valli del parco del Gran Paradiso è d’obbligo e noi siamo stati in val Ferret…
La ri-scoperta di Courmayer e di Beretta Molla Courmayer è uno dei luoghi sciistici e turistici più importanti della Val d’Aosta e d’Italia. Approfittando della vicinanza da Baravot, in circa 30 minuti, si arriva nella bella cittadina alpina posta a 1224 mt. Il giro in paese è d’obbligo e vista l’ora un aperitivo in piazza, con qualche dolcetto, non guasta. Approfittiamo della pasticceria da Mario che ci ha deliziato con una crostata di mirtilli. Non vi dico… Poi giro per il corso con i bei negozi alla moda, passaggio davanti al cinema e la piazza della chiesa San Pantaleone e Valentino. La mia curiosità mi porta a visitare questa eccellenza…e scopro…All’interno un’intero spazio-area dedicata a Santa Gianna Beretta Molla. Il collegamento nasce spontaneo perchè questa donna è vissuta a Mesero vicino a Legnano. Senza fare la storia, divenne Santa per aver scelto di dare alla luce la sua bambina soccombendo durante il parto. Nella prepositurale si ricorda la Santa per la sua passione verso l’alpinismo e le montagne di Courmayer dedicando un’area a questa donna dell’Altomilanese. Un’emozione unica…
Il soggiorno di Re Umberto e Maria Jose’ a Courmayer
Fatta questa scoperta , che mi ha entusuasmato, procedo alla visita della Prepositurale San Pantaleone e Valentino, eccellenza della valle. Ed arriva una nuova emozione. In questa chiesa è passato Re Umberto II di Savoia con la regina Maria Jose nel loro soggiorno durante la luna di miele a Courmayer. Questa episodio viene ricordato con una dedica verso l’altare sinistro del coro. Ora non che io sia diventato un amante della Monarchia, ma dopo la visita al Castello di Sarre, mi si sono aperti degli orizzonti ed un po’ mi sono ri-trovato con questa seconda scoperta. Una dietro l’altra…(vedi art visita al castello di Sarre dei Savoia) Infine, sempre a tema, in val Ferret nel bar-rifugio fanno da bella mostra le corna di stambecco come osservato al Castello di Sarre. terza scoperta…
La prepositurale San Pantaleone e San Valentino Ma passiamo alla visita della chiesa prepositurale San Pantaleone e San Valentino riferimento di tutta la valle. L’attuale chiesa parrocchiale risale alla prima metà del Settecento ed è stata costruita su un edificio più antico e parzialmente demolito risalente al 1200 circa. L’edificio attuale, consacrato il 13 luglio 1742 da Pierre-François de Sales, vescovo di Aosta, è opera di maestranze provenienti dalla Valsesia guidate da Michel e Jean-Pierre Mourqua e Pierre Caristia. Si presenta a pianta rettangolare a tre navate coperte da volte a crociera e scandite da sei pilastri quadrati. Il coro, poco profondo, presenta un’abside rettilinea. Interessante l’altare maggiore, databile al XVIII secolo, in marmo nero. Da segnalare anche una tela raffigurante il martirio di San Sebastiano, opera del XVIII secolo, una singolare tela ex voto, datata 1704, che si ispira all’invasione da parte delle truppe francesi della Valle d’Aosta, invasione che risparmiò il villaggio di Courmayeur.
La storia
La facciata molto semplice e ricoperta da intonaco, si presenta asimmetrica, per l’inserimento del campanile subito a lato del portale d’ingresso. Quest’ultimo, sormontato da un rosone circolare, è preceduto da una scalinata culminante in un protiro.
A metà del fianco destro dell’edificio, una doppia scalinata conduce al piccolo balcone coperto dal quale, un tempo, al termine della Messa, veniva data pubblica lettura di bandi ed editti.
Da questo balcone, inoltre, si può anche accedere alla chiesa tramite una piccola porta. In alto, cinque finestre rettangolari danno luce all’interno della chiesa.
All’interno la Chiesa è priva di abside. Si articola in tre navate a sala, scandite da sei pilastri rettangolari con lesene sui quali poggiano archi a tutto sesto.
Gli artisti L’interno dell’edificio, decorato agli inizi del XVIII secolo da Giacomo Gnifetti, fu nuovamente decorato nel 1957 dal pittoreNino Pirlato. Nel 1941 la Pala d’altare posta sull’altar maggiore, realizzato nel XVIII secolo in marmi policromi, venne sostituita con un crocifisso, opera dello scultore torinese Emilio Musso. Sopra l’altare è una finestra rettangolare chiusa da una vetrata policroma raffigurante Pantaleone di Nicomedia. Ai lati del presbiterio si trovano due altari settecenteschi, dedicati l’uno alla Madonna del Rosario e l’altro a san Giuseppe e sant’Antonio Abate. Altri due altari, realizzati nel XIX secolo, chiudono le navate laterali, dedicati rispettivamente a santa Rita e al Sacro Cuore di Gesù. Allo scampato pericolo della peste del 1630 è legato il quadro raffigurante san Sebastiano che si trova nella navata sinistra, che ospita anche un ex-voto del 1704 donato dalla comunità per non aver subito saccheggi durante le invasioni francesi del 1691 e 1704: si tratta di un quadro in cui sono raffigurati gli invasori che scendono dal Piccolo San Bernardo, un angelo e gli abitanti di Courmayeur raccolti in preghiera alle porte del paese. Lungo i muri perimetrali della chiesa sono posti i quadri della Via Crucis, realizzati nel XIX secolo. All’interno della chiesa si trova pure un fonte battesimale moderno (1949). e un Organo a canne Vegezzi-Bossi opus 363, costruito nel 2012. Chiude questa bellezza il Campanile edificati tra l’XI e la fine del XII secolo. La cuspide, modificata in un secondo tempo, è a forma di tiara a ricordo, pare, del soggiorno dei papi ad Avignone.
Altra emozione durante la visita al Castello di Sarre in Val d’Aosta dove all’interno della residenza di caccia tra i cimeli dei vari Re, fa da bella mostra Il Carroccio della battaglia di Legnano (il famoso carro trainato dai buoi). E’ proprio vero che , come diceva Mameli, Dovunque è Legnano, risulta essere mai più “azzeccato”…Ed io mio orgoglio di legnanese, sale…
Il Carroccio al Castello dei Savoia di Sarre
Non mi sarei mai aspettato, che una visita , in una giornata piovosa al vicino Castello di Sarre, a due passi da Baravot, si sarebbe trasformata in una giornata straordinaria.
Infatti, durante la visita guidata al secondo piano e precisamente nella sala 4 , tra i cimeli dei vari Re, ho/abbiamo trovato in bella mostra una riproduzione in bronzo del Carroccio trainato dai buoi. Io che sono di Legnano, ora impegnato anche a dirigere “Il Carroccio”, la rivista del Collegio dei Capitani e delle Contrade, è stata un’emozione indescrivibile… La guida ci racconta che è stato regalato dal Sindaco di Milano a Vittorio Emanuele III. Indipendentemente da cio’, dentro di me si è sprigionata una voglia di condividere questa news e la mente è andata verso l’inno di Mameli
…Dall’Alpi a Sicilia Dovunque è Legnano… Ed è proprio vero!
La residenza di caccia dei Savoia La guida ci ha raccontato che Il primo re d’Italia Vittorio Emanuele II di Savoia aveva scelto questo castello sul promontorio che domina la piana aostana, nel comune di Sarre, come sua residenza di caccia in Valle d’Aosta. La dimora verrà utilizzata anche dai suoi successori, in particolare dal figlio Umberto I, come quartier generale per le spedizioni di caccia allo stambecco nelle riserve reali situate nelle vicine valli di Cogne, Rhêmes e Valsavarenche, dal 1922 territori del Parco Nazionale del Gran Paradiso. La passione venatoria dei reali si legherà indissolubilmente all’edificio: corna e trofei si sposano con le decorazioni camosci disposti a formare motivi ornamentali del salone 3 al piano superiore e dell’adiacente galleria, trasformando il castello in un unicum. (per realizzare il salone “ornato” ci son voluti circa 3800 corna e circa la metà di scheletri di stambecchi). Chiaramente la stessa sala verrà utilizzata anche per ricevere delegazioni o ambasciatori del territorio e non. Una dimora d’eccezione che, con il tempo, da residenza di caccia si trasformò in un regale luogo di villeggiatura.
La storia L’edificio nelle forme attuali risale all’inizio del Settecento, ma la torre quadrata è testimone dell’esistenza di una struttura precedente, risalente all’XI-XII secolo sotto il dominio dei potenti signori di Bard. Nel XVIII secolo, l’avvocato Jean-François Ferrod diviene barone di Sarre e trasforma quel primitivo castello in una dimora grandiosa circondata da un giardino sostenuto da terrazze. Nel 1869, Vittorio Emanuele II di Savoia lo acquista e ne fa un quartier generale per le proprie battute di caccia in Valle d’Aosta. L’architetto della Real Casa, Matteo Cerrato, avvia una campagna di lavori per adeguare la struttura alle nuove funzioni, facendo tra l’altro edificare una scuderia, un ricovero per cani, una rimessa per le vetture e magazzini per viveri e armi. La torre è innalzata e si aprono ampie finestre panoramiche, mentre gli interni sono arredati con mobili provenienti da altre residenze sabaude. Tra il 1936 e il 1943 la dimora ospita per la villeggiatura Maria José e Umberto II di Savoia con i principini.
Una vacanza in Val d’Aosta merita…Perchè è un tuffo nella natura, siamo dentro il Parco Nazionale del Gran Paradiso, perchè è un viaggio nella storia e poi se becchi una giornata come quella occorsa a me/noi, diventa tutto “brillante”…Ti racconto…
Cogne…Una perla della Val d’Aosta
Per il ponte di Pasqua, ci siamo permessi una vacanza in Val d’Aosta.
Dopo il sole delle Canarie, avevo voglia di immergermi nella natura “verde” del Parco Nazionale Gran Paradiso. Conosco da anni Cogne e la scelta è stata facile.
Ci son venuto in camper sostando tra il Centro ed il Camping Valnontey, ma questa volta abbiamo deciso, con Tella ed il Fido Aramis, di prendere “casa” a Baravot. (vicino e “costa meno”). E la perla non mi ha deluso.
Le puntate: i prati innevati di Sant’Orso dove far scorazzare Aramis, il centro con la “prepositurale ” Sant’Orso e poi un salto al Gran Paradiso…dove abbiamo osservato un branco di camosci…
Chiesa prepositurale Sant’Orso La parrocchia attualmente in stile tardo barocco è dedicata a Sant’ Orso, sacerdote valdostano vissuto tra il VII e l’VIII secolo che, secondo la tradizione popolare avrebbe bonificato la località, originariamente inospitale. Un ruolo importante in questo senso potrebbero aver avuto, piuttosto, i canonici della collegiata aostana di Sant’Orso, alle cui dipendenze la parrocchia figura già nel 1184. I canonici detennero la parrocchia fino al 1820, anno in cui ogni diritto passò al vescovo. Nel 1642 l’edificio assunse l’aspetto attuale, in seguito a lavori di ampliamento. Il campanile fu costruito nel 1840, dopo che il vecchio fu abbattuto per problemi di altezza e di stabilità. La chiesa è a pianta regolare. L’interno, ad una sola navata, ridecorato dal pittore Pirlato nel 1960, conserva preziosi altari settecenteschi in legno scolpito e dorato, a colonne tortili.
Prati innevati di Sant’Orso e il Centro Appena arrivi a Cogne non puoi non fermarti ai Prati di Sant’Orso, sia d’inverno sia , e ancor di più, d’estate. E’ quello che è successo a noi. Qui il fido Aramis si è lasciato andare in corse, si è “tuffato” nella neve…ha giocato come un “pazzo”! Raramente si vedono ancora distese di prati così ampie, sia con l’erba sia con la neve. Pochi luoghi al mondo dispongono di un vero e proprio parco giochi naturale dove i bambini, i nostri amici a 4 zampe, possono correre e giocare in tranquillità, dove le grandi competizioni invernali trovano un palcoscenico ideale. Rimasti incontaminati da decenni i prati di Sant’Orso rappresentano a pieno l’identità del paese; una sorta di museo vivente caratterizzato dai profumi delle erbe e dai gesti dei contadini. cafe de Cogne E poi un salto in paese con le tipiche case in legno e se sei baciato dal sole…E’ tutta nata storiia(cit. Pino Daaniele)
Il Parco Nazionale del Gran Paradiso E dopo il giretto, il brunch in piazza al @CafedeCogne, un salto è d’obbligo a @ValNontey, nel cuore del Gran Paradiso…alla scoperta di … Qui una sosta al bar du Village e attraversamento del fiume, passeggiata per il Giardino botanico Paradisia (chiaramente chiuso)…ma sempre foriero di sorprese. D’estate avevamo visto Stambecchi e marmotte e chissà… se ora fossimo fortunati… Dopo un po di “peregrinare” ecco che ai nostri occhi, allertati dal fido Aramis (era un po’ che guardava fisso nelle rocce adiacenti al fiume), appare un branco di camosci. Due, tre…fino a 10 che arrivano quasi fino al fiume. Sono in cerca di erba, che purtroppo ancora non c’è, di radici…E qualcosa trovano. Anche Aramis, che generalmente rincorre le prede si è fermato ad osservare(anche perchè è vero che loro scappano alla presenza dell’uomo, ma con il branco avrebbe avuto la peggio…ma questa è un’altra storia (sempre Daniele)…Ri-torniamo a casa a Baravot felici di questa osservazione, senza trascurare, lungo il percorso il Castello di Aymaville, la chiesa di Saint Legier, ed il castello di Sarre, che visiteremo in questi giorni…
In avvicinamento a Pasqua e Pasquetta con Giove Pluvio “arrabbiato”, vale la pena “rintanarsi” in Musei o Gallerie e orientarsi alla cultura grazie alla ricca offerta culturale in particolare a Milano. Un’ottima alternativa alla tradizionale gita fuori porta…
Weekend all’insegna dell’arte e aperture straordinarie
Per il weekend di Pasqua Milano offre molte occasioni per godersi al meglio queste giornate di festa tra arte e cultura, purtroppo con la pioggia. Sono diverse le mostre da poter vedere nel fine settimana lungo di Pasqua e Pasquetta.
Tutti i Musei civici milanesi saranno aperti la domenica 31 marzo (Pasqua) con gli orari consueti e nella giornata del 1° aprile, Pasquetta (nonostante il lunedì sia il giorno di chiusura settimanale), saranno aperti in via straordinaria Palazzo Reale e Padiglione d’Arte Contemporanea (PAC), dalle ore 10 alle 19.30, e il Museo delle culture (Mudec) dalle ore 9.30 alle 19.30. E poi c’è ancora in coro la Mostra Immersiva di Van Gogh.
Ecco una selezione di mostre aperte
E’ in corso a Palazzo Reale l’esposizione dedicata a Cézanne e Renoir, 52 capolavori provenienti dal Musée d’Orsay e dal Musée de l’Orangerie di Parigi ripercorrono la vita e l’opera di due maestri dell’arte, tra i padri dell’Impressionismo.
Sempre a Palazzo Reale c’è tempo fino a lunedì 1 aprile per visitare “Alex Trusty. Contemporary Museum Watching”, la mostra che il fotografo ha realizzato tra il 2015 e il 2023 in oltre 80 musei del mondo: dalla Pinacoteca di Brera di Milano al Museum Palace di Taiwan.
Una iniziativa nell’ambito dell’ottava edizione di MuseoCity, il palinsesto artistico e culturale del Comune di Milano con l’omonima Associazione, l’ingresso è libero. Ancora a Palazzo Reale, la mostra Brassaï. L’occhio di Parigi è un affascinante percorso di 200 fotografie del grande artista francese.
Altre mostre in corso
Il Museo Diocesano in occasione delle festività pasquali sarà aperto anche lunedì 1° aprile dalle 10 alle 18. Per l’occasione a Pasquetta alle ore 15:30 propone una visita narrativa alla mostra “Giovanni Bellini, Il Compianto”, a cura dei Servizi Educativi
Pasqua e Pasquetta in Triennale, aperta dalle ore 11.00 alle ore 20.00 (ultimo ingresso negli spazi espositivi alle ore 19.00).
Fino alla fine del weekend lungo si potrà la mostra del fotografo tedesco Juergen Teller i need to live, con oltre mille opere esposte.
Con il biglietto unico al costo di 25 euro sarà possibile visitare le mostre fotografiche di Juergen Teller e Ettore Sottsass. Design Metaphors, il Museo del Design Italiano e l’allestimento permanente di Casa Lana di Ettore Sottsass.
E poi…
Al Mudec, Museo delle Culture, la mostra “Picasso. La metamorfosi della figura” propone più di quaranta opere tra dipinti, sculture, insieme a 26 disegni e bozzetti di studi preparatori, che guidano alla scoperta della rivoluzione portata avanti dall’artista spagnolo.
Da non perdere la Femme nue, opera che fu preludio al capolavoro Les Demoiselles d’Avignon.
Per chi ama il genere Monet e gli Impressionisti – Digital Experience, celebra i 150 anni dalla prima mostra a Parigi dei padri dell’Impressionismo.
Realizzata nel nuovo spazio Next Area, si sviluppa in stanze interattive per una esperienza multisensoriale.
MUSEI A MILANO
Musei Aperti a Pasqua
Pinacoteca di Brera – Musei del Castello Sforzesco – Armani Silos – Acquario Civico – Casa Museo Boschi di Stefano – GAM Galleria d’Arte Moderna – Museo Archeologico – Museo del Novecento – Museo di Storia Naturale – Palazzo Morando, Costume Moda Immagine – Palazzo Moriggia, Museo del Risorgimento – Chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore – Torre Branca
I musei aperti a Pasqua e Pasquetta
Cenacolo Vinciano – Palazzo Reale – PAC Padiglione d’Arte Contemporanea – Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci – Pinacoteca Ambrosiana – Gallerie d’Italia – Museo di San Siro – Mudec – Museo delle Culture – Fondazione Prada – Leonardo3 Museum – Villa Necchi Campiglio – Memoriale della Shoah – Museo Diocesano – ADI Design Museum – Casa Milan – Museo Mondo Milan – Fondazione Luigi Rovati -Triennale- Museo Poldi Pezzoli e Museo Scala (solo Pasquetta)