Sapevi che a due passi da Legnano e a confine con Canegrate esiste uno scrigno di biodiversità? E’ la Foppa di San Vittore Olona è un esempio di gestione condivisa per la rinaturalizzazione delle aree perifluviale del fiume Olona.
Uno scrigno di biodiversità creata dall’uomo
Quest’area si trova vicino al fiume Olona e veniva regolarmente allagata in maniera naturale. Ora è un elemento fondamentale per la biodiversità locale. Rappresenta anche un posto caro a molti cittadini, al punto che la Foppa è stata inserita nei “Luoghi del cuore” del Fondo Ambiente Italiano (FAI).
La lanca
E’ proprio il FAI a specificare che la presenza di uno stagno nei pressi del fiume Olona ha origini antichissime. Secondo l’ente, il fondo è parte di un antico alveo del fiume e storicamente l’area raccoglieva l’acqua che irrigava le marcite. La Foppa era chiamata anche “Lanca della Marchesa”, come si può leggere su alcuni documenti risalenti all’Ottocento.
Nel corso dei secoli quest’area è cambiata molto. In passato aveva una superficie più estesa rispetto a quella odierna e sulla riva era presente un canneto. Oggi la Foppa è alimentata sempre dall’acqua che viene dal fiume Olona tramite la roggia Bellona e la roggia Selvatica. Questo specchio d’acqua e le aree verdi circostanti ospitano una ricca biodiversità di fauna e flora.
Il ripristino della Foppa
La riqualificazione della Foppa inizia nel 2009 grazie ad un lavoro svolto insieme dal Comune di San Vittore Olona, il Consorzio Fiume Olona, il Parco dei Mulini e l’associazione Olona Viva, i cui volontari hanno reso possibile il ritorno di tante specie di volatili dopo che questi ultimi l’avevano abbandonata. Fondamentale fu l’impulso e il sostegno dell’ex assessore e storico Giacomo Agrati.
In breve tempo la Foppa è tornata ad essere uno scrigno di biodiversità. La Lipu ha avvistato oltre 90 specie di uccelli in quest’area, dove è stato esteso il divieto di caccia per proteggere i volatili stabili e quelli migratori. Aree come quella della Foppa sono di fondamentale importanza per le specie migratrici. Queste ultime percorrono due volte l’anno migliaia e migliaia di chilometri per coprire il percorso che separa i siti di riproduzione da quelli per svernare. In un viaggio così lungo, un luogo in più dove poter sostare e rifocillarsi può fare la differenza tra la vita e la morte.